giovedì 26 febbraio 2015

Autore:  Luigi Pirandello
Titolo: Il fu Mattia Pascal
Casa editrice: Mondadori
Anno di pubblicazione: 1904


Libro posseduto da mia mamma


Giudizio sintetico:


Trama:
C’è un ragazzo (Mattia Pascal) che, dopo vari avvicendamenti, si trova affranto e con tantissimi problemi. Parte per un viaggio e, nel ritornare, si accorge che nel necrologio del giornale, si scrive che Mattia Pascal è morto. Allora decide di farsi una nuova identità, per liberarsi da tutto, ma, dopo un bel po’ di tempo, per la scarsa libertà che gli dava la sua nuova vita, si stancherà, e tornerà ad essere Mattia Pascal, ma con un carattere diverso.


Giudizio personale:
Libro bellissimo, appassionante. Mentre leggi, provi tutto ciò che Mattia sente. Interessantissimo il fatto delle tre personalità, tanto distanti quanto vicine. E’ un capolavoro, scritto benissimo, scorrevole e piacevole da leggere. Crea difficoltà l’introduzione del libro, dove parla degli ideali di Pirandello, ma per il resto, si legge volentieri. Non avrei mai creduto potesse sembrarmi così bello. E’, sicuramente, il più bel libro che abbia mai letto. Vorrei, inoltre, concludere con questo mio pensiero: i classici, non sbagliano mai!!


Esercizio di ricontestualizzazione: (Consiglio di leggere questa ricontestualizzazione, solo dopo aver finito il libro, visto che faccio alcuni riferimenti a nomi e eventi che si potrebbero non capire)


<<Era tutto lì, Adriano Meis, in quel cappello, in quel bastone>>


L’ALTRO FINALE

…… Ero lì, sul ponte. Pensavo, pensavo, pensavo. Che fare? Tornare indietro, alla mia vecchia vita, oppure continuare così? In quel momento, non ne avevo idea. In fondo, era tutto lì, Adriano Meis, in quel cappello, in quel bastone. Allo stesso tempo, però, rabbrividivo, a pensare di dover ritornare da mia moglie e dalla vedova Pescatore. Ero estremamente confuso. Intanto, dal ponte, guardavo il Tevere, che a quell’ora, era impetuoso e nero come la pece. Feci un lunghissimo sospiro. Presi quindi una decisione: quella notte avrei dormito in albergo, solo, senza altre persone. Prenotai una camera nell’albergo a fianco del ponte, e mi misi a letto, senza mangiare. Non riuscivo a dormire: troppe idee per la testa, troppe cose da pensare, troppe incertezze sul futuro. Mi rigiravo nel letto, inquieto. Mi sembrava quasi che la stanza so stesse rimpicciolendo, come per opprimermi. Chiusi gli occhi e e sbattei la faccia sul letto. Rilassai i nervi, pensando a tutto quello che avevo passato in quei mesi. Ad un tratto mi addormentai di colpo, con un sonno talmente profondo, che non penso neanche di aver sognato. La mattina dopo mi svegliai, presi tutto e uscii dalla camera. Feci colazione in albergo, pensando sempre quale sarebbe stata la scelta migliore per me. Io sapevo di amare moltissimo Adriana, e sapevo che, questo amore, era ricambiato. Dopo quello che era successo nella casa del marchese, avevo paura di farmi rivedere in giro. Potevo esser preso per codardo, essendo scappato proprio nel momento in cui dovevo affrontarmi con il Bernaldez. Ero sempre più confuso: Adriano Meis, o Mattia Pascal? La scelta era estremamente difficile. Quella mattina presi solo un caffè, non avevo fame. Uscii dall’albergo in cui alloggiavo e, respirando l’aria fresca di quella mattina romana, mi ribalenò in testa quella semplice quanto pericolosa idea: confessare tutto ad Adriana, al Paleari… Avevo, infatti, paura che tutti potessero prenderla male quella mia confessione, pensando, magari, che tutto ciò che provavo, dicevo e facevo, fosse falso. Mi sedetti sulla panchina che si trovava di fianco a me. Feci un lungo sospiro, e, trascinato dall’amore intenso e passionale che provavo per Adriana, decisi di fare la cosa più giusta per me e per gli altri: confessare tutto. Non volevo sparire nel nulla, avrei destato sospetto e dispiacere. Mi alzai e cominciai a camminare. Per quanto quel viaggio fosse stato corto, mi era sembrato di camminare per ore e ore, tanti pensieri mi erano venuti in testa. Suonai il campanello: ero estremamente teso. Il Paleari si affacciò dalla finestra e urlò:<< Eccolo! E’ ritornato!>>. Scese le scale in ciabatte, ma si dimenticò di aprire la porta (sbadato com’era). Chiese ad Adriana di farlo, che, con una voce flebile ma piena di gioia, rispose di sì. Il Paleari mi si fece incontro, e mi strinse forte la mano. Era contento di vedermi, forse perché, da quando ero partito, non aveva avuto più nessuno con cui parlare di teosofia. Salii le scale, e, come seconda persona, incontrai Adriana, che stava piangendo. Appena mi vide, non resistette a buttarmi le braccia al collo, e io ricambiai l’abbraccio. Entrando, chiesi dove fosse andato Papiano. Mi dissero che era partito ieri sera, insieme a suo fratello. Chiesi gentilmente ad Adriana se potesse portare qui la signorina Caporale, poiché avevo un’annuncio estremamente importante da fare. Ella, incuriosita e inquieta allo stesso tempo, portò la Caporale. Ci mettemmo intorno ad un tavolino. Ancora una volta, sospirai profondamente, e dissi:<< Io non mi chiamo Adriano Meis, ne sono la persona che voi avete conosciuto>>. Tutti spalancarono gli occhi. << Dovete sapere che io……>> Da lì, cominciai a raccontare la mia storia. Quando finii si era fatto buio. Tutti erano rimasti allibiti quanto scioccati dalla mia rivelazione. Il Paleari, con voce pacata, disse:<< Quindi, in poche parole, tu non sei Adriano Meis, ma Mattia Pascal, e vieni da Miragno>>. Io risposi con un cenno della testa. Allora, la Caporale, disse:<< Che bella storia! Nessuno avrebbe potuto credere niente del genere!>> e si mise a ridere. Io rimasi allibito. Non mi aspettavo una reazione del genere. Quindi, saltai su e dissi:<< Ma non siete arrabbiati, visto che vio ho mentito per molto tempo>>. Il Paleari prese la parola e rispose:<< No. Tutti noi abbiamo dei segreti, e tu ne hai dovuto mantenere uno per scappare ad una vita complicata e turbata. Certo, questa potrebbe essere una scelta non condivisibile, ma per me, lei è stato bravo a “cambiare treno” appena ha avuto la possibilità>>. A questo punto, data la religiosità di Adriana, sapevo che non avrebbe voluto più sposarmi. Quella sera provai più volte a convincerla, ma lei era sempre più titubante. Non avrei potuto tornare a Miragno per chiedere il divorzio, non mi sembrava coerente come azione. Durante la sera, facemmo festa, per il mio ritorno e per la mia confessione. Poi, andammo tutti a letto, ma io non ero ancora sereno: ero sicuro di volerla sposare, a qualsiasi costo. La mattina dopo, Adriana entrò in camera, e si mise a piangere. Cominciai ad accarezzarle il capo. Ella, ad un certo punto mi disse:<< Signor Pascal, anzi, Mattia, io, sarei disposta a…. Sposarti…>>. Io la guardai pieno di gioia, ma questa, forse per colpa della religione, scappò via, senza neanche guardare la mia reazione. Andai da lei, e la rassicurai. Le dissi che anche io ricambiavo il sentimento. Intervenne, poi, anche la signorina Caporale a rassicurare Adriana. Questa smise di piangere, e, in faccia, le si stampò un sorriso gigantesco. Il Paleari, avendo sentito la conversazione, irruppe nella nostra stanza, e disse:<< Quale grandissima notizia!! Adriana sposerà il signor Pascal!! Vado subito a preparare il matrimonio>>. Questi si vestì, si mise il berretto, e uscì di casa.  Io e Adriana ci mettemmo a ridere. Dopo qualche settimana, si svolse il matrimonio. Ci furono grandi festeggiamenti, ma la cosa più bella eravamo io e lei.

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