Il romanzo è ambientato nella vecchia Budapest intorno al 1989, anno nel quale l’Ungheria si ribellò alla russia creando non poca confusione nei paesi dell’Est. In quell’epoca era in vigore un severo regime dittatoriale; infatti una ferrea censura proibiva con tutti i mezzi l’espansione di oggetti e usanze americane, arrivando a proibire persino i fumetti…
Sàndor è un normalissimo ragazzino ungherese che vive questa particolare situazione proprio a Budapest; in realtà,però,non è come gli altri. Lui e i suoi amici infatti hanno una sorta di club, un club di spacciatori di fumetti. Sembra sciocco gestire un giro di fumetti illegale, bastano pochi spiccioli per prendersi un giornale. Ma allora tutto era diverso.
“Dovevo procedere con calma,senza dare nell’occhio,ma non troppo velocemente,cercando di sopportare il peso dei fumetti nella mia tasca segreta”
Il libro che ho letto, all’inizio non mi è particolarmente piaciuto; “troppo triste e poi sembra che parli di nulla…” Invece quando sono arrivata alla fine ho capito che il nucleo non era lo spaccio, anzi, che di temi ce n’erano tanti.
La scuola, la vita di ogni giorno, i sentimenti, la perdita di una persona cara, la scoperta di una verità nascosta, l’amicizia, la complicità e i progetti… La cosa che mi è piaciuta di più, oltre al finale a sorpresa, sono le caratteristiche ben elaborate dei personaggi: per esempio a Nikolai scendono sempre gli occhiali e tossisce spesso, zio Szabò ha occhi solo per la sorella di Bibo, il quale è caratterizzato dai lunghi riccioli simili a piccole selve da cui esce solo il lungo naso. Personaggi in gamba, no? Da consigliare a chi piacciono le storie ricche di suspance (?), a chi ama volare con la fantasia o vuole cimentarsi nella lettura, perché è il buon lettore che fa buono il libro.
Mi scuso per eventuali errori.
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