Non usare droghe, non usare armi, non rubare. Sono tre promesse, tre promesse che Enaiatollah ha fatto alla madre all’inizio del suo viaggio. Molto coraggioso, abbandonato dalla madre quando ha dieci anni (forse), si trova in Pakistan e per sopravvivere comincia a lavorare, ma per difficoltà nel modo di vivere, lascia il Pakistan. Parte in compagnia di un amico, Sufi, un ragazzo che lavora con lui in Pakistan e poi in Iran.
Anche se Enaiat é forte é comunque un bambino e a volte crolla, gli viene voglia di tornare a casa, ma sa che non può. Decide, allora, di partire per la Turchia. Per arrivarci deve affrontare un viaggio durissimo. Salire su una montagna, stare nel doppiofondo di un camion. Molti restano lì per sempre. Dalla Turchia va in Grecia con altri quattro bambini su un gommone giocattolo. C’é una tempesta, uno di loro si perde in mare, fra le onde, gli altri lo cercano, ma invano,é stato inghiottito dal buio. Dopo la Grecia Enaiat finisce in Italia, a Roma. Lì chiede di Paiam, un suo amico. Viene a sapere che si trova a Torino. Lo chiama, é Paiam a rispondergli, gli dice di venire da lui, anche se non lo potrà ospitare.
E’ un libro triste con temi profondi come il coraggio, lo sfruttamento minorile, ma sopratutto l’abbandono anche se capisci che l’amore che sua madre prova per lui permette a Enaiat di salvarsi, la scelta di sua mamma non é stata facile, lei avrebbe preferito avere suo figlio accanto, senza la paura che potesse essere morto, ma ha scelto di fargli avere la possibilità di un futuro migliore e questo per me é un atto d’amore grandissimo.
A me é piaciuto molto lo stile di scrittura di Geda che ha utilizzato il discorso diretto senza punteggiatura il che rende la lettura fluida, e anche se non so il motivo di questa scelta, mi affascina.
La storia é bella, attraente e in alcuni momenti mi sono pure preoccupata per Enaiat ma, dato che ho letto molti libri di questo genere in generale mi sono annoiata.
I momenti che mi hanno “tenuto sulle spine” sono stati quei momenti in cui Enaiat rischia la vita come quando é nel doppiofondo del camion, o sul gommone con quei ragazzini, lì ero quasi disgustata, sapevo che in alcune parti del mondo i viaggi sono difficili e duri, ma non potevo credere che un bambino potesse sopravvivere in queste condizioni, vedendo morire i suoi compagni.
In questo percorso si trova ad affrontare pericoli, ingiustizie, paure cercando, però, la forza di rialzarsi sempre, andare avanti, mantenendo il desiderio di cambiare vita. Ciò che colpisce sono proprio la speranza e determinazione di Enaiat che rendono la storia splendida ed avvincente.
Fabio Geda ha saputo raccontare in modo semplice e piacevole per il lettore una vicenda ricca e densa di significati. Questo libro mi ha suscitato diverse emozioni e presentato una realtà davvero dura e spregevole.
Inoltre ho apprezzato molto il personaggio di Enaiat perché mi ha comunicato il messaggio che nonostante ci si trovi in una situazione difficile che potrebbe compromettere i propri sogni, bisogna lottare per realizzarli e migliorarla tua vita.
Mi scuso per eventuali errori.
RispondiElimina