Da Harry Potter alla Meyer al genere fantasy, Seduti nella panchina della fontana della Meridiana a dire la nostra e storcere il naso quando uno di noi diceva qualcosa che a qualcun'altro non piaceva proprio.
Mi hanno chiesto se avevo letto il suddetto romanzo, e ho risposto di no. Spiegatami brevemente la sinossi, ho chiesto poi alla Michi di prestarmi il libro, ed è così che ho fatto la conoscenza di Leo, Silvia e Beatrice.
Oggi vi propongo una lettera, una lettera all'autore del libro, e quindi non proprio una delle mie solite recensioni.
Alla fine ho inviato la mail ad Alessandro D'Avenia.
Se alla prof., non piace l'idea della lettera, non esiti a dirmelo che rimedio subito, facendo una recensione come le altre!
Caro Alessandro D'Avenia,
mi ritrovo a scriverle questa lettera recensione di un libro da postare sul blog italiano e ho pensato, alla fine, di inviargliela davvero, così da approfittarne e parlarle delle mie impressioni in seguito alla lettura di uno dei suoi libri, "Bianca come il latte rossa come il sangue". Dovevo cominciare la recensione. Dovevo scrivere qualcosa su quella schermata bianca di blogger. Non sapendo come rivolgermi a lei, all'inizio, ho fissato la copertina del romanzo davanti a me, sul tavolo. Si sa che la parte iniziale di un compito di italiano, o di una storia, di una recensione o, semplicemente di un post e forse anche di un libro sono quelle più complicate, perchè devono saper attirare l'attenzione di chi legge e invogliarlo a continuare (per questo spero che non vi stiate annoiando!). Poi però mi sono detta che la parte difficile sarebbe arrivata dopo, scrivendo il resto, quindi ho optato per il modo più tradizionale, partendo da "Caro...".
Chi le scrive è una ragazza che frequenta il secondo anno di scuola media, in procinto di compiere tredici anni -fra tre mesi e quindici giorni, per essere precisi-.
Non è la stessa età di Leo, lo so, e questo mi ha fatta sentire ancora un pò più vicina a lui, non importa che sia un ragazzo.
Voglio partire dalla frase che ho trovato nel retro copertina del libro, dove il personaggio di Leo dice: "Sono nato il primo giorno di scuola, cresciuto e invecchiato in soli duecento giorni".
Non potrei essere più d'accordo! Sono sempre stata convinta del fatto che la scuola rappresentasse la vita in miniatura, è quel periodo che inizi con la convinzione che sarà diverso, che l'impegno sarà maggiore rispetto all'anno precedente, ma poi ti rendi conto che è tutto uguale a prima, che in fondo le cose ti sembrano diverse solo se queste differenze sono radicali e ben visibili, magari per qualcosa che riguardi la tua classe, la scuola o le materie di studio. Sul momento non riesci a capire che invece qualcosa di diverso c'è, e che quel qualcosa sei tu. Cominci un nuovo anno scolastico, lo vivi con tutti i suoi successi e i suoi ostacoli -sperando fino all'ultimo di essere promosso senza debiti - per poi arrivare al traguardo e renderti conto che hai un anno in più, che il tuo modo di pensare è diverso, che anche le cose e le persone che ti stanno attorno sono differenti, ma che ci sono comunque quei punti fissi, quei valori, che nel tempo restano immutati.
Per questo leggere il suo libro è stato quasi come venire a conoscenza della vita di un compagno di viaggio -perché la vita è un viaggio-, o addirittura di una parte nascosta di me stessa, dei pensieri e delle emozioni che non riuscivo mai a decifrare e che ho trovato trascritti in modo semplice e comprensibile. Per essere precisa, è stato come leggere di qualcuno che ha preso nota di questi cambiamenti, mettendo nero su bianco una sequenza di pensieri che, a volte, ad essere sincera, ho trovato un pò strani per un ragazzo di quest'età -penso che potrà facilmente comprendere tale dubbio se le confido che, nella mia scuola, nonché in questi tredici, ormai, anni di vita, non ho mai incontrato un ragazzo profondo e pensieroso come Leo-, ma che mi hanno permesso di vedere da fuori qualcosa in cui sentivo di rispecchiarmi molto e che sono sono riuscita a comprendere solo grazie a questa nuova prospettiva. Un pò come è successo a Leo in ospedale, mentre osservava il suo compagno di stanza accerchiato dalla sua famiglia, e ha visto altri aspetti dell'avere qualcuno che ti ama vicino, andando al di là del complesso rapporto che a volte aveva con i genitori. Finché non vedi qualcosa con i tuoi occhi non lo capisci e di conseguenza ne ignori l'esistenza.
Del suo libro ho molto apprezzato anche il fatto che abbia usato i colori come mezzo di narrazione della storia di Leo, perché penso che usare cose semplici, come i colori appunto, per introdurre concetti più difficili quali la morte, la paura, l'amore, sia un metodo efficace per farsi comprendere al meglio.
Ci sono altri aspetti da considerare, come le figure di Silvia, Niko e Beatrice, ma in particolare anche quella del professore. Chiunque abbia letta il suo libro avrà pensato di volere un docente come il Sognatore nella propria scuola. L'ho fatto anche io, però credo che sia difficile trovare una persona del genere. Non voglio pensare che sia così perché non esiste, solo che... ha presente l'idea della ragazza romantica alla ricerca del principe azzurro, quello perfetto? Ecco, credo che trovare un professore -o una professoressa- in grado di farti studiare una materia con la stessa passione -sempre che passione ne abbia, dato che oggi molti professori sembrano adempiere al loro compito solo per abitudine- con cui la insegna sia proprio come andare alla ricerca del ragazzo dei propri sogni. Inizi a cercare senza sapere quale sarà la meta e nel frattempo devi accontentarti di vedere sempre le solite facce. La penso proprio come Leo: "Mai un professore è riuscito a farmi credere che ne valeva la pena. E se non ci riesce uno che ci dedica la vita perché lo dovrei fare io?". Però fa parte della crescita e in questa hanno la loro parte anche i rapporti con gli altri.
Nella vita di Leo ci sono gli amici, i genitori, un professore nuovo, persone con ruoli e caratteri differenti, ma che lo aiutano a determinare quello che diventerà. Se la famiglia è sinonimo di protezione e calore, gli amici, Niko in particolare, sono il prototipo ideale dell'amicizia, del divertimento, l'identificazione più realistica della figura dell'adolescenza spensierata del romanzo. Con questo non voglio dirle che gli altri personaggi non sono realistici, ma che in certe parti ritengono eccessivamente intensi i loro pensieri, soprattutto i dialoghi, forse perché personalmente non riuscirei a parlare con i miei amici, con i miei genitori o il mio insegnante allo stesso modo in cui lo fa Leo. Per quanto questi punti possano risultare quasi inverosimili ai miei occhi sono comunque quelli che alla fine ho preferito di più, perché in fondo si tratta di un libro e come tale è automatico assimilare le riflessioni nell'insieme del romanzo. Il nuovo professore, poi, col soprannome di Sognatore, è il "saggio" della situazione, colui che per ogni problema trova una citazione o un pensiero su cui riflettere -come un bibliotecario!-, ma è anche un uomo e, come tale, facendo il maestro, ha trovato un alunno che è riuscito ad insegnargli qualcosa.
Poi ci sono Silvia e Beatrice. Per loro non c'è una vera e propria definizione, sono il fulcro delle emozioni e delle riflessioni più forti suscitatemi dal libro. In poche pagine c'è un racconto di amore e paure, di amicizia e rispetto, di ostacoli e prove da superare, tutti quegli ingredienti principali su cui si fonda il mondo degli adolescenti e che, presenti in un libro, lo aiutano ad attrarre facilmente l'interesse di un lettore di quella specifica fascia d'età.
Poi ci sono Silvia e Beatrice. Per loro non c'è una vera e propria definizione, sono il fulcro delle emozioni e delle riflessioni più forti suscitatemi dal libro. In poche pagine c'è un racconto di amore e paure, di amicizia e rispetto, di ostacoli e prove da superare, tutti quegli ingredienti principali su cui si fonda il mondo degli adolescenti e che, presenti in un libro, lo aiutano ad attrarre facilmente l'interesse di un lettore di quella specifica fascia d'età.
Io, per esempio, da piccola leggevo spesso. Niente di che, libri per bambini del Battello a vapore o di Geronimo Stilton, più che altro. Poi, circa tre anni fa, ho iniziato ad interessarmi alla lettura in modo diverso. Sono una persona che vive nei sogni e nella fantasia, ma che riesce comunque a mantenere il contatto con la realtà. Leggo tantissimo narrativa, saggistica ed il fantasy, un genere che oggi va molto fra i giovani -non che io legga secondo la moda, ma questo genere riesce ad appassionarmi come nient'altro!- e credo che non ci sia niente di più bello della lettura, perché puoi staccare la presa dalla realtà e immergerti in mondi che esistono solo nella tua mente e che si costruiscono attorno a te come mattoni, uno sopra e accanto all'altro ad ogni parola, ad ogni capitolo, fino a creare una fortezza talmente stabile da impedirti di sentire qualsiasi altra cosa che non siano i rumori e i dialoghi di quel mondo. Ogni volta che leggo un libro ne sento l'assenza sulla lingua, si adagia come un velo sulla mia testa e per ore, anche giorni dopo averlo finito rimane lì, come una lente di ingrandimento che mi fa vedere le cose di tutti i giorni in modo diverso. Il suo libro mi ha fatto provare proprio questo, ma in modo più intenso del solito, perché la vita di Leo si snoda fra i banchi di scuola, gli amici e i genitori, perciò immedesimarsi è stato più facile. Riesco a riflettere in modo diverso, dopo che una storia rimane imprigionata in me, e mi piace pensare che tutti i libri che leggo mi lascino qualcosa che varia da lettura a lettura.
In questo libro ho ritrovato parti di me stessa e ho conosciuto aspetti della vita che prima ignoravo.
Leo ha un sogno, e quel sogno si chiama Beatrice. Poi però apre gli occhio, e capisce che quella che l'ha guardato dormire per tutto il tempo è stata Silvia. E non credo esiste una cosa più reale di questa, nel corso dell'adolescenza, quando ti rendi conto che sognare e vivere sono due cose diverse e devi essere tu, a farle coincidere.
Ho riso delle giornate tipo fra Leo e Niko, ho provato irritazione per l'incapacità di Leo di comprendere i sentimenti di Silvia -molto realistico, a volte i ragazzi della mia età sono così stupidi!-, accecato com'era dal suo amore per Beatrice. Ho pensato e riflettuto su quei pensieri a volte più contorti di altri, mi piaceva come suonavano le parole una accanto all'altra e spesso dovevo leggerle più volte per capirne appieno il significato. E da inguaribile romantica quale sono ho pianto per la morte di Beatrice e ho esultato quando Leo ha capito di amare Silvia.
Leo ha un sogno, e quel sogno si chiama Beatrice. Poi però apre gli occhio, e capisce che quella che l'ha guardato dormire per tutto il tempo è stata Silvia. E non credo esiste una cosa più reale di questa, nel corso dell'adolescenza, quando ti rendi conto che sognare e vivere sono due cose diverse e devi essere tu, a farle coincidere.
Ho riso delle giornate tipo fra Leo e Niko, ho provato irritazione per l'incapacità di Leo di comprendere i sentimenti di Silvia -molto realistico, a volte i ragazzi della mia età sono così stupidi!-, accecato com'era dal suo amore per Beatrice. Ho pensato e riflettuto su quei pensieri a volte più contorti di altri, mi piaceva come suonavano le parole una accanto all'altra e spesso dovevo leggerle più volte per capirne appieno il significato. E da inguaribile romantica quale sono ho pianto per la morte di Beatrice e ho esultato quando Leo ha capito di amare Silvia.
Con questo libro ho sognato, anche, e probabilmente, mentre leggevo, i miei occhi brillavano come quelli di Leo, perché anche io ho imparato qualcosa di nuovo.
Quindi grazie!
Cordiali saluti,
un'affezionata lettrice
Posso chiederti quanti libri (massimo) hai mai letto tutti insieme?
RispondiEliminaPer curiosità
RispondiEliminaInfatti anche io sarei curiosa; comunque molto bella la recensione!
RispondiEliminaIo metto la mia recensione come commento perchè non riesco più a postare! AUTRICE. Caroline Corby
RispondiEliminaCASA EDITRICE: Il battello a vapore
TRAMA: Una ragazzina è costretta a scappare dalla propria città, di nascosto, in incognito, con la protezione della sua bambinaia.
Ho già perso la mamma e adesso suo padre è lontano, forse in pericolo e la sorella è stata uccisa da Berenice la sorella maggiore che è cattiva. Si chiama Cleopatra e dovrà lottare per prendere il posto che le spetta sul trono d'Egitto.
Andrea...Leggo circa 6/7 libri al mese, e se voglio ne leggo anche 10...Poi, dipende anche da quanto sono lunghi... !
RispondiEliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaNo, questa lettera recensione va benissimo così, non è necessario che tu la faccia. Un po' lunghetta, ma non ci ho trovato passaggi superflui! Chissà se D'Avenia ti risponderà!!! Fammi sapere!!! Conosci il suo blog http://www.profduepuntozero.it/ Immagini di sì... Merita, davvero!
RispondiEliminaSi prof., il blog lo conosco..Infatti, oltre ad aver letto il libro ho fatto una breve "ricerca" su di lui e ho trovato il blog (tra l'altro è anche un professore 2.0, PERFETTO!). Chissà se mi risponderà...Speriamo bene!
RispondiElimina