domenica 23 marzo 2014

La bambina che salvava i libri

Liesel Meminger è una bambina di dieci anni che viene adottata dagli Huberman, nella Germania nazista. Leggere la sua vita lì a Molching è come un viaggio tra soldati, saluti forzati al Furher, libri bruciati su roghi, ebrei in viaggio per i campi di concentramento, la fame. Lei è una di quelle vittime innocenti, come anche i suoi nuovi genitori, il suo amico Rudy, e l'ebreo che nascondono in casa. E in questo mondo difficile impara a leggere e scrivere e trova nelle parole un mondo nuovo, più libero e felice. É così che comincia a rubare libri, anche se in realtà i primi glieli regalano e uno lo salva dal rogo che era stato eretto per il compleanno di Hitler, poi gli altri li prende dalla biblioteca del sindaco, intrufolandosi dalla finestra sempre aperta, e infine l'ultimo è un libricino vuoto, su cui scrive la sua storia. Ed è da proprio questo libricino che la Morte, la voce narrante, racconta la storia; e sarà proprio lei a portare via le anime di tutti coloro che Liesel amava, lasciandola unica superstite nel suo dolore, dopo un bombardamento nemico.
Un libro bello e profondo, che ti lascia un segno dentro e che colpisce con fredda ma reale durezza, perché il passato non va mascherato e quegli anni furono veramente difficili, per tutti. Ma nonostante ci sia Hitler e gli ebrei non è un vero libro sulla Shoah; è più che altro la Shoah vista da coloro che si pensa siano troppo piccoli per capire, quando in realtà capiscono molto più dei grandi.

4 commenti:

  1. Non conoscevo questo libro: dal tuo racconto mi sembra molto interessante. La guerra e i grandi eventi raccontati da sguardi "meno compromessi" mi piacciono molto. Lo prendo come un consiglio di lettura!?

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  2. Aggiungo la H...Si...io lo consiglio molto a lei, ma anche ai ragazzi di terza, che hanno trattato l'argomento (mi sbaglio?).

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